venerdì 16 marzo 2012

Uno

- Merda!
È la prima cosa che riesco a dire alla signora che si ferma al mio fianco.

 - Merda?
 - Sorry, das bedeutet Scheisse auf Italienisch
 - Ja, ich weiss…
accenna un mezzo sorriso, io anche.
 - Soll i alüette?
(o come diavolo si scrive, è Schwyzzerdütsch, dialetto svizzero…)
 - Mmmh, ich weiss noch nicht...

Provo a rialzarmi, lentamente, sembra che il ginocchio tenga. Faccio una curva. Fa male ma sembra tutto a posto. Dico alla signora che ce la faccio e mi avvio lentamente verso valle.

Appena tolgo gli sci capisco che camminare è un problema. Il ginocchio non risponde bene e faccio fatica a piegarlo.
Mentre mi avvio verso il deposito sci della Scuola, la gamba mi cede improvvisamente e per poco non finisco per terra.
Non mi sembra un buon segno.

All'ospedale il medico mi fa la prova del cassetto: da sdraiato sul lettino, mi fa piegare la gamba, si siede sul piede e tira la parte inferiore della gamba verso di sé.
Dice che entrambe le ginocchia sono abbastanza lasche, quindi o ho i legamenti di gomma, oppure entrambi i crociati anteriori sono saltati! Visto che alla gamba destra non ho subito nessun colpo, si dimostra ottimista e dice che forse potrebbe essere saltato il crociato posteriore, anche se è un infortunio abbastanza raro. I legamenti collaterali sembrano a posto.
Risonanza magnetica prenotata per lunedì 30 gennaio, a Samedan, intanto mi danno un paio di stampelle.

Il ginocchio nel weekend si gonfia e fa abbastanza male. In più lo sento, è strano, risponde male, c'è qualcosa che non va.
Sdraiato sul letto, con gli occhi sbarrati penso che no, cazzo, non può succedere proprio ora.
Ho deciso di cambiare vita, almeno per una stagione, lavorare col corpo, all'aria aperta e ora… domattina mi sveglio e non ho più male, deve essere così!

"Vorderes Kreuzband Ruptur"

Crociato anteriore rotto.
Lunedì 30 gennaio. Sono le 16.30 ed è tardi per operare oggi. Operiamo domani. Stagione finita.
Il verdetto e la decisione dell'ortopedico sono così veloci che non riesco nemmeno a realizzare quello che mi sta dicendo.

La mattina dopo mi ritrovo in ospedale pronto per l'operazione. Di per sé l'intervento non è un granché. Con l'epidurale non si sente niente. Per un po' riesco a guardare lo schermo dove una telecamera infilata dentro il mio ginocchio proietta l'immagine di muscoli e tendini. Resisto una mezz'oretta e poi il valium fa il suo effetto e mi addormento. Non ho chiesto che me ne dessero, ma si vede che mi hanno visto un po' nervosetto.

Ho una flebo nella mano con liquidi e sali, un catetere con dell'anestetico che va direttamente nella gamba e il drenaggio all'altezza del ginocchio. Il problema del giorno dell'operazione è riacquistare sensibilità dalla pancia in giù. E fare pipì, molto importante, può diventare complicato e richiedere un aiuto esterno, purtroppo.
Il dolore in compenso non è molto. È ancora quasi tutto bello addormentato.

Il primo giorno dopo l'operazione la fisioterapista mi mette in piedi. Con due stampelle facciamo il giro della stanza. Porta il tutore meccanico che mi muove la gamba, a poco a poco me la fa piegare. È piacevole.

All'ospedale di Scuol sono tutti molto gentili e anche il cibo non è affatto male. Ogni giorno arriva almeno una volta l'elicottero a portare qualcuno che si è fatto male sulle piste. È normale, è alta stagione. Passo il tempo leggendo e guardando film sul portatile, qualche volta chiacchiero con il mio compagno di stanza.

La notte del giorno dopo l'operazione è il momento peggiore. Il dolore è a tratti insopportabile. Provo a resistere, ad aspettare l'effetto del paracetamolo, ma nel pieno della notte cedo, chiamo l'infermiera, mi dà la morfina. Non è che faccia effetto subito, ma dopo un po' mi addormento. Il peggio è passato.

Il secondo giorno, giovedì, esco dalla stanza sulle mie gambe. Facciamo un giretto nel corridoio.
Venerdì la fisioterapista mi insegna a salire e scendere le scale. Dopo che la radiografia di controllo non ha segnalato nulla di anomalo, mi mandano a casa.

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