lunedì 7 aprile 2008

"A man with a purpose". Subido solo.

A volte, per la paura che qualcosa o qualcuno ci scappi, la inseguiamo con troppa ansia e questo non fa che metterla ancora piu' rapidamente in fuga. Altre volte pero', se non si e' pronti a coglierla al volo, fugge lontano e non ripassa piu'.


E' gia' primavera ("que la sangre altera", y la nieve tambien, aggiungo io) da un pezzo e la neve si scioglie rapidamente sui Pirenei. Oggi le condizioni sono perfette, domani chissa', l'anno prossimo magari non nevica abbastanza e su per di la' proprio non ci si puo' andare.

Capita che mi ritrovo ad Andorra a casa di amici (Mara e Michael, americani dalla storia incredibile...) di un'amica (Chiara) che mi e' venuta a trovare da Francofote e sono l'unico scialpinista. Naturalmente mi sono portato dietro tutto. La sera di sabato faccio un rapido briefing nella valle di Ordino alla ricerca dell'itinerario migliore. Quello che pensavo di fare non sembra troppo praticabile, manca neve per lunghi tratti, ma incontro un simpatico gruppo di Catalani in cerca anche loro dell'itinerario per il giorno dopo. Pic de Tristaina mi dicono. Torno a casa: cartina, bollettino innevamento, nessuna relazione invernale ma un paio di foto di una gita estiva. Penso che sia perfetta.

Alle 8 sono alla partenza e i Catalani non si vedono. Chiara deve prendere l'aereo da Barcelona in serata e non posso aspettarli. Parto. Andare in montagna da soli, d'inverno, e' un'esperienza che ti assorbe completamente. Tutti i sensi sono attivi e il cervello danza tra lo studio della cartina, della neve, del pendio e il controllo della fatica. In piu', nei passaggi tranquilli, hai un sacco di tempo per pensare. E di sicuro, con tutto quello che passa ogni giorno il convento qui a Barcelona, di cose a cui pensare ne avevo parecchie. I compagni che non mi vengono mai a mancare li ho attaccati ai piedi: gli sci e la mia ombra.


La notte e' stata serena come poche, la giornata e' splendida, la neve ha rigelato, e' dura e si sale rapidi, ma il sole gia' scalda e sicuramente per la discesa sara' stupendo firn. E' una salita completa: rampant per 350 metri sotto la vetta e ramponi per gli ultimi 50, ma non difficile.

Arrivo in cresta. Saranno 300 metri lineari e 30 di dislivello ma e' gia' molto tardi e tra andare e tornare mi ci vorra' almeno mezz'ora (chi mi conosce lo sa, le creste un po' mi intimoriscono...). Mi riposo, mangio qualcosa, faccio due foto. Finalmente vedo spuntare, alla base del pendio finale, i Catalani. Comincio a scendere. All'inizio e' ripido ma la neve e' super. Scivolo rapido ma cauto due curve per volta, poi quattro, poi penso alla meraviglia di questo momento e pieno di energie raggiungo i Catalani in una tirata. Due chiacchere sull'itinerario e sulle condizioni in alto e poi via verso l'auto.


Mi cambio e all'una sono con le gambe sotto il tavolo, nella piazzetta davanti alla chiesa di Ordino, sotto uno splendido sole.

Dopo pranzo, partiamo per Barcelona. Mara, salutandomi mi dice:
"I like your attitude: you come, with all your equipment, you climb your mountain while we sleep and at lunch you are back, with us. A man with a purpose"

E finisce per offrirmi di usare la sua casa quando lei e Michael non ci sono (di solito da aprile a dicembre, vanno via infatti domani) "whenever you want to come and climb a nearby mountain".














Questa volta, se avessi perso quest'occasione, il treno non sarebbe piu' passato. La smania mi ha permesso di godere di qualcosa che altrimenti avrei perso per sempre. Altre volte non va cosi': qualche volta si sale, qualche volta si scende.

1 commento:

daniel ha detto...

Hola Beppe!

Si era Yo el que subia a la Font Blanca!
JAJAJAJA
Luego me supo mal no haberte animado a subir conmigo..... pero ya me habia hecho a la idea de subir solo.
Este fin de semana voy al Aneto. TE apuntas?
me puedes contactar directamente en sempere.daniel@gmail.com