martedì 8 luglio 2008

Salire e scendere

Nelle ultime tre settimane pare che le mie attivita' arrampicatorie abbiano subito un'avanzata abbastanza rapida. Ieri mi sono preso la briga di organizzare un'uscita sociale al Montserrat del personale italo-tedesco del "Font Florida Hostel", con la partecipazione di un ospite da Gracia. Obiettivo, la via "Facilonga" all'Espero' d'Olesa.
Due cordate, la prima formata dai simpatici coinquilini tedeschi Verena e Johannes e la seconda da me ed Alessio.
Il nome della via dice tutto: sono 7 tiri di cui un paio di II, 4 di III/III+ e uno di IV. In termini tecnici, una "ravanata". Via facile con un po' di ambiente per impratichirsi con protezioni lunghe, manovre di sosta, doppie e scaricare un po' di energie. Su questo tipo di terreno possiamo procedere in alternata con profitto e soddisfazione di tutti, dando ognuno il suo contributo, senza che nessuno si senta di peso o impaccio. Io lo trovo molto rilassante, in un certo senso.

Avvicinamento molto corto dal Monastero di Montserrat attraverso il Camino di Sant Miguel e un canalino di sfasciumi e terra abbastanza scomodo. La via l'abbiamo incontrata all'altezza della prima sosta, piu' in basso si perde nelle piante di rosmarino....
Il secondo tiro e' facilissimo, poco piu' di un sentiero ripido, ma sprotetto, il "capocordata" sale semplicemente assicurato alla sosta; l'abbiamo unito al terzo, giusto per dare un senso all'essersi legati, saranno 50-55 metri in tutto. Dal quarto tiro in su varie protezioni in loco, alcuni ottimi spit sui passaggi leggermente piu' delicati, altri un po' vecchiotti, ma apparentemente ben solidi. Ottime le soste. Peccato che all'altezza del penultimo tiro abbia cominciato a scappare qualche (grossa) goccia e a sentirsi qualche brontolio tra le nuvole che si addensavano. Il cielo s'e' fatto nero, la roccia rapidamente bagnata e il temporale sembrava imminente, cosi' abbiamo optato per una ritirata "rapida". Il virgolettato e' d'obbligo. Su una via appoggiata e disseminata di arbusti e alberelli (una ravanata, appunto) scendere puo' essere piu' lungo e complicato che salire: lanci le corde e si adagiano su un terrazzo, si incastrano tra i rami, cosi' ti tocca scendere un po', tirarle su, lanciarle un'altra volta, insomma, una noia (la soluzione e' scendere con la corda legata all'imbrago e srotolarla a mano a mano, tecnica ancora da affinare...). In piu' eravamo in quattro, il che' affolla un po' le soste e non aiuta molto la rapidita' delle varie manovre. Comunque alla fine ci siamo spicciati, il temporale ha abbaiato senza mordere e tutti a casa con soddisfazione, una sana stanchezza e un sacco di esperienza utile in piu'. E' chiaro che gli ultimi due tiri ci sono rimasti un po' in gola, e mi sa proprio che tocchera' tornarci, presto o tardi.

La curiosita' per l'ignoto, l'ambiente spesso magnifico, il piacere del gesto tecnico e atletico, a volte un pizzico di adrenalina certamente hanno spinto e credo spingano ancora l'uomo, il singolo, verso le montagne e le terre alte.
Ma io credo che l'andare per monti, in qualsivoglia forma, sia un'attivita' in qualche modo complessa, che richiede capacita' di analisi e di valutazione di se stessi, dell'ambiente e dei compagni; per apprenderle, niente si puo' sostituire all'esperienza diretta che si vive quando si procede tra compagni di livello e esperienza piu' o meno paragonabile. Assumendosi ciascuno un poco di responsabilita', vengono alla luce i propri limiti e le proprie paure, si sviluppano quelle capacita' indispensabili per sentirsi liberi e forti in mezzo alla natura, senza dimenticare il rispetto che le e' dovuto, si costruiscono e modificano rapporti saldi e meno saldi, si sperimenta una sincera solidarieta'.

Penso che sia anche da queste sensazioni che gli esseri umani traggono il piacere di andare per monti, e forse un pizzico di "eroismo" si misura anche col desiderio di sentirsi attori responsabili immersi nell'ambiente invece che semplici spettatori, per quanto interessati.

Comunque, come piace dire a taluni, queste sono tutte pippe, l'importante e' tenersi!

2 commenti:

leonardo ha detto...

lanciatissimo ormai!

ma Ale aveva il casco della moto?

e' vero, l' importante e' tenersi, in alternativa califfare e' lecito...

GiMi ha detto...

Il giovane virgulto AP ancora non e' dotato di adeguata attrezzatura per vie di piu' tiri in montagna, sicche' gli ho prestato il mio ottimo casco da sci comprato nel paradiso di Whistler Mountain.
Con quello si' che vai come una moto!

Califfare pero' azzera la via dai... io per ora mi appendo ai rami, finche' ce n'e'!