domenica 21 aprile 2013

Anche questa è Engadina

Svegliarti, guardare fuori dalla finestra e vedere, sorpreso, di nuovo bianco tutto intorno, gli alberi piegati dal peso della neve primaverile, 40 soffici ma densi centimetri da spalare prima di poter uscire, un'ora e mezza dopo, e dopo esserti accorto che le chiavi di casa sono inavvertitamente finite da qualche parte tra la neve ammucchiata e quella già portata via dallo spazzaneve.
Tra la nebbia e la neve e il vento e i boati delle cariche di bonifica, risalire le piste chiuse, chiacchierando.
Rompere un paio di occhiali per rendersi conto, con un po' di aiuto, che è giunto il momento di darsi alle lenti a contatto.
Una carbonara per riprendersi.
Un salto a casa a spalare i nuovi 7-8 cm di neve ormai umida.
Una telefonata con notizie delle tue chiavi, ritrovate chissà come tra la neve da un paio di studenti.
Due ore alle terme.
Spezzatino di cervo.
Un paio di birre, un drink, un paio di locali in compagnia di qualche atleta "world class", ma soprattutto di persone che in poco tempo, in questa valle lontana quasi da tutto, sono riuscite a esserti vicino.
Sulla via del ritorno avvistare un cervo che fa per incrociare la tua strada e poi saggiamente decide di voltarsi.
Parcheggiare sotto casa, nel mezzo del paese immerso nel buio; l'illuminazione spenta, come ogni notte tra l'una e le cinque.
Alla tenue luce lunare che filtra attraverso la non più così spessa coltre di nubi, in silenzio, respirare per un po' l'aria fresca e umida per lasciare che la giornata scivoli lentamente fuori dalla pelle, lasciandosi dietro il suo ricordo speciale.

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