martedì 2 agosto 2011

Ferro e fuoco

La città era avvolta da una sottile nebbia accesa di rosa dai primi raggi di sole. Solo in pochi si aggiravano sulle strade ricoperte da resti di esplosivi, ancora storditi dal frastuono della notte e dall'odore acre della polvere da sparo e della carne bruciata.

Sono le 7 del mattino del 2 di agosto, a Berna.
Il primo di agosto è la Festa Nazionale Svizzera, che significa, per ogni svizzero, barbecue e fuochi d'artificio.
La città a ferro e fuoco.
Durante la breve estate bernese, sui piccoli e grandi prati che costeggiano la riva del fiume, si assembrano ogni sabato e domenica pomeriggio decine di gruppi di giovani e meno giovani e, ciascuno col proprio grill, cominciano ad abbrustolire ali di pollo, bistecchine e soprattutto bratwurst, mentre i più temerari si fanno trasportare dalle fresche acque dell'Aare.
Ma ieri c'era qualcosa in più.
Da più di una settimana erano comparsi improvvisamente in giro per la città baracchini di varia foggia e dimensione, stipati di fuochi d'artificio.
A quanto pare, in Svizzera il primo d'agosto non è il primo d'agosto se non hai sparato qualche fuoco. In questo senso è il loro Capodanno, visto che a Capodanno troppo spesso fa troppo freddo per piazzarsi all'aperto e accendere miccette.
Le 22.30 del primo di agosto sono l'equivalente svizzero della mezzanotte di San Silvestro napoletana. È il momento in cui comincia la festa anche se già dal pomeriggio in pochi si fanno mancare petardi e bengala.
E infatti giù al fiume verso le sette e mezza, tra barbecue e polvere da sparo, il fumo aveva già avvolto i festanti rendendo l'aria densa e acre.

Intorno alle 22, per attraversare in bicicletta il ponte di Kurnhaus bisogna fare lo slalom fra le fontanelle e schivare il lancio di miniciccioli e petardi. Alle 22.30 scattano i fuochi ufficiali organizzati dalla città e dai quartieri. Ma soprattutto è il momento in cui tutti danno fuoco alle armi: tutti, dai 3 ai 103 anni, devono necessariamente far bruciare, saltare, fischiare, brillare o scoppiare qualcosa.
A Grosse Schanze, la grande terrazza sopra la stazione, lo spettro piromane era dei più ampi: adolescenti evidentemente eccitati dai loro potenti e ciechi scoppi, giovani genitori che insegnavano ai figli come accendere le loro prime fontanelle, naturalmente tenendo per sé il lancio dei più adulti bengala, coppie di anziani che con attenzione davano fuoco a micce e stelline.

Stamattina il cielo era sereno, l'aria fresca ma ferma, senza nemmeno una piccola brezza mattutina ad agitarla. Il fumo dei barbecue e dei fuochi d'artificio ristagnava ancora, precipitato verso la città bassa, verso il fiume, mischiato a una sottile umida foschia. Il sole entrando di traverso nelle anse dell'Aare accendeva di una luce diffusa ancora per qualche minuto le polveri della notte, mentre la città si svegliava un po' più lentamente del solito e dal ponte di Kurnhaus il Berner Oberland, come ogni giorno senza nuvole, chiudeva l'orizzonte verso sud.

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