domenica 17 agosto 2008

Finalmente sul Viso!

Saranno quasi dieci anni che io e Dario abbiamo in testa di salire la normale al Monviso. Soprattutto per chi come me ha vissuto lunghe estati tra le valli del Cuneese, il Monviso e' una montagna quasi mitica. Si erge triangolare e imponente ben distinta sopra le vette e le valli circostanti, sempre visibile nelle giornate serene da quasi ogni angolo della Provincia Granda. E' forse la montagna che ho guardato di piu' nella mia vita. Le ho girato attorno a piedi (il noto Giro del Viso), le sono andato sotto con gli sci, alla ricerca di ripidi canali nevosi incastonati fra le pareti rocciose che la circondano, e ora finalmente ne ho calcato la cima.

Dalla vetta il panorama a giro d'orizzonte e' mozzafiato, guastato appena per noi dalle nuvole che cominciavano a riempire la pianura e le vette piu' lontane verso nord ma che ci hanno regalato uno stupendo gioco di luce volgendo lo sguardo verso il Lago Grande di Viso e il rifugio Quintino Sella, 1200 metri piu' in basso.


E' una salita molto divertente e non troppo difficile, ma comunque per me solo quest'anno e' diventata affrontabile con ragionevole sicurezza. Infatti credo che solo scalare con una certa continuita' con la corda dal basso ti possa dare la confidenza necessaria per affrontare slegati passaggi di II/III, con gli scarponi da montagna, sia in salita sia in discesa. Fino all'anno scorso sarebbe stato probabilmente un poco oltre le mia capacita'.



La salita piu' agevole si fa dal rifugio Quintino Sella, attraverso prima il ripido Passo delle Sagnette, attrezzato con corde fisse, poi l'antico Ghiacciaio di Viso (ormai poco piu' di un nevaio) in cima al quale si incontra il piccolo Bivacco Andreotti, rifugio di emergenza per cordate in difficolta'.

Da li', dopo aver attraversato l'ancor piu' piccolo Ghiacciaio Sella, comincia l'ascesa della vera e propria parete. 500 metri di dislivello di II/III, facile e rilassante se totalmente secca come nel nostro caso, un po' meno in caso di neve e verglass. C'e' andata bene.

Salendo ero un po' preoccupato per la discesa. Temevo che non mi sarei fidato e avremmo dovuto mettere giu' una corda in diversi punti, ma invece le cose sono andate molto meglio del previsto, anche grazie ai consigli di Dario che e' ben piu' esperto di me. Poi, arrivati al Bivacco Andreotti, in teoria alla fine delle difficolta', le cose si sono complicate un po'. Ha cominciato a piovere e ha fatto capolino la mia annosa condropatia rotulea (infiammazione della cartilagine del ginocchio tipica di scialpinisti e montanari in genere). Risultato: 5 ore per salire e 7 per scendere...

(foto in vetta per noi due... ehm, certi accostamenti possono anche risultare un poco blasfemi visti i 4 soggetti ritratti...)

Ne e' venuta fuori una simpatica serata non prevista al rifugio Quintino Sella, animata da un incontro con una coppia di onnipresenti catalani accompagnati da tre lombardi in marcia per il Giro del Viso. E nel loro gruppo c'era anche un medico con tanto di farmacia al seguito che mi ha passato un provvidenziale antidolorofico grazie al quale il giorno dopo sono tornato a valle in "sole" 3.15 ore contro le 2.15 impiegate in salita...

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