giovedì 3 marzo 2011

Homad, 1/3/2011

Il weekend è stato nevoso, e già dal lunedì mattina mordevo il freno.
D'altra parte la settimana lavorativa sembra impegnativa; dunque, come conciliare la cronica pigrizia e l'impegno con il desiderio di sfogare un po' la gamba impigrita?


Prima di tutto la scelta della meta, la piu' vicina possibile: bassa Diemtigtal.
La Diemtigtal è una delle prime valli dell'Oberland Bernese, che dalle sponde del Thunersee si stacca dalla Simmental per incunearsi fra quest'ultima la Entschligetal, grosso modo in direzione sud-ovest. In alta Simmental sorge la località sciistica di Lenk, mentre in alta Entschligetal la più nota Adelboden. Le due località sono collegate sci ai piedi, scavalando di fatto la Diemtigtal oltre la sua testata.
La meno conosciuta (agli sciatori da pista) Diemtigtal rappresenta un piccolo paradiso, del quale già negli anni '40 si diceva che fosse uno dei pochi posti dove ancora lo sci aveva conservato la sua vera natura. E posso dire che queste parole valgono ancora oggi.
Ci sono due piccole stazioni sciistiche, Wiriehorn (che prende il nome dall'omonima vetta che sovrasta gli impianti), nella parte bassa della valle e Grimmialp, appena sotto la testata della stessa, ciascuna con 3 o 4 impianti in totale, tutto il resto è vergine ed è un po' il "giardino di casa" degli scialpinisti bernesi (insieme alla zona del Gantrisch).

Visto che i compagni per le levatacce scarseggiano, decido di salire in cima all'Homad, 1869 metri, partendo dal parcheggio degli impianti, più o meno esattamente 900 metri più in basso, risalendo le piste ancora chiuse, per poi affrontare eventualmente la discesa in fuoripista.
La sveglia solitaria alle 5 del mattino è però un osso duro anche per me. Così decido di fare un esperimento: mi inoltro nella valle lunedì sera dopo cena, armato di thermos per colazione e sacco a pelo, parcheggio nel piazzale degli impianti, mi infilo nel caldo sacco REI, comprato a prezzo stracciatissimo in quel di Sacramento (California) e alle 23.30 mi corico sul sedile del passeggero, ribaltato quasi per intero.
Non dormo per niente male, e alle 6:30 sono bello carico per la colazione, un po' di ginnastica e via... Dunque direi, esperimento riuscito!

Il cielo è coperto, ma presumo si tratti della solita nebbia alta, e così parto, fiducioso di "bucare" la nebbia e godermi almeno un'ultima parte di salita al sole.
Vado leggero e di buon passo, lungo la pista rossa, poi devio a destra per la ripidissima pista nera che porta proprio in cima all'Homad (forse il tratto di pista più ripido che abbia mai visto!). Mi sembra di ricordare che una pista più dolce giunga in vetta salendo sul lato sinistro, così attraverso lo skilift, anzi, la svizzerissima ancora, seguendo la pista battuta nella nebbia fino a quando questa non si perde nel whiteout tra la nebbia e il manto nevoso quasi immacolato... evidentemente la pista di sinistra non è battuta, ci sono alcune tracce di discesa ma la neve è profonda e davvero pesante, inoltre dopo pochi passi mi accorgo di qualche rumorino che non mi piace niente...
Ho salito circa 750 metri e decido di fare dietrofront e tornare rapidamente sulla pista riattraversando sui miei passi lo skilift.
Però però... ho intravisto per alcuni momenti il sole sulla vetta dell'Homad e la cosa mi stuzzica: le montagne che si annalzano sopra il mare di nubi o di nebbia sono sempre uno spettacolo mozzafiato.
È già tardino ma mi concedo una chance: 25 minuti e poi torno indietro, vado più forte che posso e se arrivo in cima bene, se no pazienza.
Risultato: 260 metri di dislivello in 23 minuti, arrivo in vetta, sole, mare di nubi, calduccio e panorama.
La giornata comincia proprio bene.
Poi discesa senza sosta in pista fino all'auto. La parte bassa degli impianti è
già aperta e pullula di ragazzini che approfittano delle vacanze invernali a scuola.
Con un bel sorriso stampato sulle labbra monto in macchina e me ne torno a casa a fare una seconda colazione un po' abbondante.

Galleria fotografica

Homad Training at EveryTrail

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