venerdì 3 settembre 2010

Sapere, conoscere, raccontare

Sinceramente, mi fido sempre meno dei giornalisti.
Ogni volta che leggo un articolo che riguarda qualcosa che conosco bene, direttamente o indirettamente, mi rendo conto che la verità che viene raccontata è ben distante da ciò che è realmente accaduto o ciò che si è detto o discusso.
Ora non starò qui a sciorinare esempi, ma mi riprometto d'ora in avanti di riportare quelli che mi risultano più clamorosi o quelli fortemente sospetti.

È pur vero che ci sono diversi gradi di conoscenza e consapevolezza della realtà, e non necessariamente la verità da raccontare è soltanto una ma per quanto riguarda i fatti e i nomi di luoghi e di persone, mi piacerebbe che il riscontro fosse per lo meno coerente.

Ormai considero la gran parte degli articoli di giornale, almeno quelli italiani, un resoconto fumoso di un fatto che è andato più o meno in quel modo ma potrebbe anche essersi svolto in maniera molto se non del tutto differente.
Mi fido invece in misura moderatamente maggiore dell'informazione tecnica, proveniente da fonti specializzate, possibilmente aperte alle opinioni dei lettori (tipicamente riviste on line che permettono il commento degli articoli), che offrono una qualche forma di controllo dell'attendibilità di quanto riportato.

Mi fido forse ancor più di reporter casuali, tipo blogger e testimoni involontari, che solitamente non hanno interesse a modificare una notizia per renderla più spendibile o appetibile. Possono cadere facilmente in una qualche forma di pregiudizio nella narrazione, ma spesso la matrice di tale pregiudizio è più o meno facilmente riscontrabile dal tono e dai contenuti delle informazioni che sono soliti riportare e non è perciò difficile "fare la tara" a quello che si legge.
Molto più difficile invece compiere la stessa operazione leggendo una testata tradizionale.

Ci sarebbe poi un appunto sull'uso della lingua italiana in rete. Davvero, come si dice, i creatori di contenuti "non professionisti" hanno una padronanza della lingua scritta inferiore a chi scrive per mestiere? (A tal proposito ho trovato interessante questa discussione, per chi ha voglia di seguirla)
Probabilmente la risposta è sì.
Io stesso, rileggendo alcuni post dopo settimane o mesi, mi rendo conto a volte di aver commesso errori grossolani di grammatica e anche di sintassi.
Tuttavia, sempre più spesso mi imbatto in errori davvero fastidiosi leggendo quotidiani e riviste.
Un errore tipico che mi innervosisce è la virgola posta tra soggetto e verbo. È vero che nella lingua parlata a volte si fa una pausa prima del verbo, soprattutto in certe inflessioni centromeridionali, ma nella lingua scritta quella virgola non ci va! È una cosa che insegnano (o forse insegnavano) alle elementari...
Un'altra questione dibattuta è quella della prima persona plurale del presente indicativo di verbi come sognare o accompagnare. Sogniamo e accompagniamo o sognamo e accompagnamo?
Provare con un correttore ortografico per conferma...
L'elenco sarebbe ben più lungo, ma mi fermo perché devo fare ancora parecchie cose prima di potermi godere il weekend.

Bon, fine dello sfogo.

Buon finesettimana.

1 commento:

Fabio Del Sordo ha detto...

Io credo che molti degli errori che facciamo nello scrivere i post siano dovuti al fatto che li scriviamo (o, almeno io, li scrivo) abbastanza in velocità e senza passarli per correttori ortografici.
SUgli errori tipici dei giornali, quelli che mi danno più fastidio sono l'uso del verbo plurale con soggetto singolare (per esempio, "la maggioranza delle persone fa", non "fanno") e qual è con l'apostrofo.