lunedì 7 dicembre 2009

La paura e la ragione

Da qualche settimana volevo scrivere un commento sul referendum "antiminareti" che si e' svolto qui in Svizzera.

Il minareto non e' altro che un campanile e, proprio come il campanile di una chiesa, si trova solitamente in prossimita' di una moschea e idealmente ha la funzione di richiamare i fedeli alla preghiera.
Quello che e' successo un paio di settimane fa e' che gli Svizzeri, con una consultazione popolare (tecnicamente quello conclusosi un paio di settimane fa qui non si chiama referendum, vedi oltre), hanno deciso di modificare la Costituzione in modo che contenga esplicitamente il divieto di costruire nuovi minareti in territorio elvetico.

Come si e' arrivati a questa decisione?

E' chiaro che questo voto e' dettato da una qualche forma di paura. Di cosa hanno paura gli Svizzeri? I musulmani in Svizzera sono forse meglio integrati che in qualsiasi altro Stato europeo. Qui si puo' stare solo se si ha un lavoro, e quando lo si ha generalmente e' ben pagato; inoltre lo Stato fornisce un trattamento del tutto analogo agli immigrati e ai cittadini svizzeri. Tutto questo l'ho provato in prima persona.
E' vero che l'integrazione non e' fatta solo di diritti economici e civili, ma di sicuro questi sono di grande aiuto, e credo che in molti altri Stati non siano garantiti come in Svizzera. Inoltre, a riprova del fatto che il problema dell'integrazione e' sentito soprattutto da chi non lo ha, e' proprio nei Cantoni a piu' alta concentrazione di musulmani che la maggioranza della popolazione non musulmana ha votato NO alla legge antiminareti, mentre nei Cantoni sperduti sulle montagne, dove i musulmani nemmeno forse si azzardano ad entrare, il risultato e' stato nettamente opposto.

Gli Svizzeri hanno dunque paura. Paura di un'escalation di terrorismo, paura di vedere lese le proprie tradizioni, paura di trovarsi un nemico in casa.
Ma vorrei provare ad analizzare un poco le conseguenze di questa decisione. Davvero la costruzione di nuovi minareti sul suolo svizzero avrebbe aumentato la "pericolosita'" della comunita' musulmana in Svizzera? e in quale modo?
Non e' forse molto piu' pericoloso aver di fatto privato di un diritto molti residenti e cittadini svizzeri? l'unico modo che abbiamo per garantirci dei diritti e' quello di estenderli a quante piu' persone possibile. E' un concetto che e' stato applicato fin dai tempi dell'Impero Romano, quando a mano a mano lo status di "civis romanus" fu esteso a gran parte dei residenti delle Province. Questo dovrebbe valere anche in risposta al piu' banale e miope dei commenti che in questo caso prenderebbe piu' o meno la forma: "Forse negli Stati musulmani e' tollerata e permessa la presenza di campanili cristiani?".

Sottrarre un diritto e una liberta' e' il modo migliore per alimentare il desiderio di rivalsa e il risentimento. Qualsiasi fosse la paura per la proprio sicurezza di chi ha votato per il divieto di costruzione dei minareti, con questo voto essa dovrebbe crescere e non diminuire.
Purtroppo questo ragionamento non tocca la pancia della gente ma dovrebbe toccarne la ragione. Si sa pero' che e' assai difficile risalire dalla pancia alla testa di fronte ad un'aggressiva campagna mediateca su una decisione che va a toccare corde cosi' profonde di ciascunao di noi.

La Lega dei Ticinesi e' una versione svizzera della Lega Nord. "Il mattino" e' un giornale settimanale, di fatto un organo di partito. Me ne e' capitata casualmente in mano una copia qualche settimana fa. Uno dei titoli che piu' mi ha sorpreso e' stato

"Vogliono costruire i minareti ma togliere i crocifissi dalle scuole"

Al solo leggere una frase cosi' io sento un profondissimo disagio, un senso di vero e proprio stordimento e nausea: e' una frase totalmente priva di logica e coerenza, che accosta volutamente due aspetti assolutamente non correlati e profondamente diversi col solo scopo di andare a toccare proprio la pancia delle persone, impedendo loro di ragionare sulle conseguenze di un'azione.

Vorrei mettere esplicitamente in luce alcune contraddizioni in seno a questa frase. Da un lato, c'e' una richiesta di eliminare un simbolo religioso da un'Istituzione statale appartenente a un Paese che non ha una "Religione di Stato" e professa la liberta' di culto. Sebbene il crocifisso e la religione cattolica facciano parte dell'identita' culturale italiana (ed e' per questo che si studia religione a scuola, e non perche' la religione cattolica sia la piu' diffusa in Italia), non si capisce perche' in uno Stato laico e liberale debbano essere presenti simboli religiosi all'interno di Istituzioni pubbliche.

La "questione minareti" invece riguarda la possibilita' di un cittadino di edificare un luogo di culto. La costruzione di tali edifici sarebbe stata comunque regolata da una legge edilizia, come quella di qualsiasi altro edificio, e nessuno di essi sarebbe appartenuto allo Stato, ma se mai ad una comunita' di cittadini. Le due cose non hanno assolutamente niente a che vedere l'una con l'altra.
Inoltre il soggetto del verbo "vogliono" sembra essere uno solo quando e' chiaro (o dovrebbe esserlo) che chi vorrebbe rimuovere i crocifissi e chi vorrebbe costruire minareti sono due gruppi di persone abbastanza nettamente distinti.
Ma tant'e', una frase di quel tipo va a toccare proprio le "corde giuste" delle persone e sortisce precisamente l'effetto desiderato. E' in ogni caso un perfetto slogan del populismo.

In Svizzera esiste un sistema politico e di governo chiamato Democrazia diretta o semidiretta.
Il Parlamento e il Governo sono composti da politici non professionisti, inoltre il potere legislativo e' in buona parte direttamente nelle mani del popolo che e' chiamato a votare non solo su referendum abrogativi, ma anche su veri e propri disegni di legge, chiamati Iniziative, (come nel caso dei minareti), sia a livello locale (comunale o cantonale), sia a livello nazionale (federale). Il risultato e' che gli Svizzeri sono chiamati alle urne da 4 fino a 10 o 12 volte all'anno (dipende dall'anno, e dai Cantoni). La domanda che mi sono sentito fare diverse volte, in risposta al mio stupore per l'esito di questa votazione e' stata: "Ma se in un altro Paese europeo si potesse votare sullo stesso argomento, cosa uscirebbe dalle urne?".

La risposta mi da' i brividi, ma e' una domanda che mi ha fatto riflettere sul ruolo e il significato delle Consultazioni Popolari nella Democrazia. Il sentore generale prima di questa votazione era che mai il Popolo Svizzero si sarebbe rivelato cosi' ignorante e discriminatorio. Gli stessi Svizzeri, la maggior parte apparentemente, non volevano svegliarsi una mattina e scoprirsi tali. Infatti i sondaggi davano il NO (cioe' NO al divieto di costruzione di minareti) in netto vantaggio. Il risultato delle urne e' stato invece come si sa opposto. Che cosa e' successo? L'affluenza e' stata leggermente superiore al 50%, un risultato comunque molto alto per la Svizzera, dove appunto, come detto, si e' chiamati a votare spessissimo. E' probabile (o possibile o forse solo auspicabile) dunque che la maggioranza reale del Paese sia contro questa legge, ma da un lato la campagna per il SI e' stata tremendamente aggressiva, mentre quella per il NO praticamente assente, dall'altro molti che avrebbero votato NO hanno forse evitato di farlo, sostenuti probabilmente sia dai dati dei sondaggi, sia dalla fiducia nei propri concittadini.


Questa consultazione a me pare una manifestazione del fatto che la Democrazia non sempre e' una fedele espressione della volonta' del Popolo, ma a volte riveli come il Popolo stesso possa essere facilmente manipolato andando a toccarne le giuste corde e impedendogli l'accesso alla conoscenza, che e' l'unica arma contro la paura.

La paura e' un sentimento indispensabile, che ci impedisce di compiere azioni sconsiderate potenzialmente dannose. Tuttavia la percezione del pericolo e il pericolo reale sono spesso due concetti molto distanti. La piu' tipica della paure e' quella dell'ignoto: cio' che non conosciamo fa spesso paura. Quante volte abbiamo valutato un gesto difficile o pericoloso per poi, una volta compiutolo, renderci conto di aver sbagliato misura, renderci conto anche che forse il pericolo piu' grande sarebbe stato non provarci nemmeno? E' precisamente attraverso la manipolazione delle paure che i pochi possono esercitare il proprio controllo sui molti, quando i molti non si spingono un poco oltre, a cercare di superare quella barriera costituita dal brivido e dai battiti che salgono, quando i molti, alla ricerca di una risposta, invece di cercarla dove sta, nel mondo, continuano a guardarsi dentro, trovando solo gli inevitabili vuoti e le ignoranze che ognuno di noi porta con se' e che quando si alza lo sguardo non fanno che accecarci e impedirci di vedere che la soluzione migliore e' scritta gia' la fuori, basta fare il piccolo sforzo di tenere gli occhi aperti e leggerla.

2 commenti:

Patrizia ha detto...

Bella analisi. Aggiungo due cosette.
Per quanto riguarda la democrazia diretta, hai perfettamente ragione. Ciò che scaturisce da un voto popolare non è mai completamente rappresentativo 1. perché la partecipazione al voto non è mai totale 2. perché anche se lo fosse ci sarebbe comunque una parte della popolazione esclusa da questo diritto (e spesso proprio quella parte di cui è oggetto la consultazione. Si pensi solo all'estensione del diritto di voto alle donne, quando a deciderne le sorti sono stati gli uomini). Poi, come hai detto giustamente, la questione è capire come è stata formata l'opinione di chi ha votato. Non si può certo parlare di espressione democratica quando l'opinione è stata manipolata in un gioco di supremazia intellettuale.
Un altro gioco di potere messo in atto in questa situazione (ma non solo)è la questione "donna". Perché nella propaganda dell'UDC sul tema "minareti" appare una donna velata? Cosa centra? La figura femminile (in questo caso musulmana), stereotipata (in questo caso velata, quindi oppressa e dominata) è utilizzata per rappresentare l'altro (in questo caso l'intero Islam)in quanto retrogado e quindi subordinato (in questo caso in relazione al presunto diritto mancato delle donne musulmane all'autodeterminazione), per infine leggittimarne il controllo.
In tutti e due i casi, la tua conclusione è più che pertinente. La conoscenza è l'unica arma per spezzare i giochi di potere che creano controllo, subordinazione, discriminazione.

GiMi ha detto...

Molto pertinente questa osservazione sulla figura della donna nei manifesti. Non ci avevo pensato. È un ottimo modo di agire sul subconscio delle persone.
Sottolineo anche la figura dei minareti disposti come tanti missili sulla bandiera svizzera (particolare che
mi è stato fatto notare altrove). Insomma, un'ottima campagna che ha sortito gli effetti desiderati, mica scemi quelli dell'UDC!

Sul fatto che in democrazia il voto non sia rappresentativo dell'intera popolazione, io credo che, una volta presente il 'suffragio universale', le regole sono note a tutti: se non vai a votare, affari tuoi, devi essere consapevole che, nel momento in cui sei chiamato a farlo, anche se non lo fai commetti comunque un atto politico.