lunedì 12 ottobre 2009

Rincorrere e ricorrere

Il ticchettio della pioggia sul soffitto prima di addormentarsi è un suono che sa di estate. Sa di una tenda azzurra come unico ma sicuro riparo, sa di un tetto bianco spiovente con travi di legno scuro, mi ricorda che anche quando sono dentro la città, protetto e coccolato dalle sue case e dalle sue strade, c'è là fuori un mondo fatto di aria fresca e un fuoco che scoppietta, di un vento che si infila sotto la tenda e soffia via le muffe di una vita ferma, alleggerisce la mente e lascia parlare quello che siamo per davvero, sussurra parole che poi troppo presto dimentichiamo.

Tornare alla città dopo esserne stato fuori per qualche giorno, può avere l'effetto di un pugno nello stomaco, ti fa sentire prigioniero della massa di luci, rumori e persone che nuovamente ti circonda; piantare una tenda sull'erba dopo aver passato mesi dentro il ventre della città, al contrario, può farti sentire libero e in pace, in una maniera che potresti aver dimenticato: dove, quando la mente e il cuore ci parlano più serenamente, più sinceramente? dove possiamo essere quello che siamo davvero senza il timore del giudizio degli altri e spogli di quel velo che spesso finisce col nascondere la vera natura delle cose?
dove sarà indicata più chiara la via che porta a rincorrere qualcosa di vero e a non ricorrere in vecchi errori?

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