sabato 28 agosto 2010

Passaggi e percorsi


Un paio di settimane fa ero a fare un trekking con mio padre in Valle Gesso, nel cuore delle Alpi Marittime.
Un gran bel giro ad anello con partenza da Entracque, attraverso il rifugio Soria Ellena, la Pera de Fener, il Passaggio dei Ghiacciai, i laghi dei Gelas e poi in discesa lungo il Vallone di Monte Colombo.
1700 metri di dislivello in salita e in discesa con un bel po' di spostamento per quasi dieci ore di gita in tutto, pause (non troppe a dire il vero) comprese. Un po' duretto ma bellissimo.




Il Passaggio dei Ghiacciai è un piccolo intaglio sulla cresta Nordovest dei Gelas, a 2800 metri. Per raggiungerlo dalla Pera de Fener (un grande masso erratico posto a quota 2700 metri) bisogna attraversare quel che resta di alcuni trai ghiacciai più meridionali delle Alpi (ormai in grandissima parte sepolti da detriti rocciosi), mantenendosi grosso modo in quota lungo tracce di sentiero e varcando qualche nevaio scosceso.


Il Passaggio, seppur piccolo, è ben visibile anche da lontano grazie a una corda con appese diverse bandierine tibetane che lo attraversa. Sicuramente e' opera di Aladar, l'insolito gestore del rifugio Federici Marchesini al Pagarì, che non si trova molto distante.


La traccia è segnalata da radi segni di vernice rossa e ancor più radi ometti di sassi impilati. A volte si perde e bisogna ritrovarla un po' a senso, fin dalla risalita della prima morena che si incontra appena sopra la Pera de Fener.

Sull'ultimo dei nevai, quello più lontano dalla Pera de Fener e anche quello che rimane più in ombra, è visibile anche da lontano una traccia, ma gli altri prendono molto sole in questa stagione, e le impronte dei rari passanti svaniscono in fretta.
Poco prima di giungere presso il bordo di uno dei più grandi di questi nevai, il sentiero si perde decisamente. Cominciamo a scendere sulla pietraia in cerca di una debole traccia sulla neve o di un buon passaggio per attraversare. A un certo punto mi fermo e mi guardo intorno.

- Papà, se io dovessi tracciare un sentiero o una traccia per andare a quel passo, ora attraverserei qua e andrei in questa direzione, vienimi dietro.

Con cautela, passo dopo passo, formando piccoli gradini sull'infida neve estiva, attraversiamo il nevaio e dopo aver messo piede sulla pietraia, a venti centimetri da me, si materializzano un segno di vernice rossa e, un paio di metri più avanti, un ometto.

Non è stato niente di eccezionale, ma per attraversare correttamente quel nevaio è stata necessaria una discreta conoscenza dell'ambiente, un minimo di tecnica, un'idea più o meno chiara di quale fosse il punto di partenza e il punto di arrivo sperato.


È come nella ricerca scientifica.
Ti muovi dapprima lungo un cammino più o meno segnalato, che pure a volte si perde, fino al bordo di una zona sconosciuta. Oltre, si palesa un percorso ignoto, che può nascondere insidie, ma che può portare a un nuovo sentiero, una nuova piccola o grande scoperta. Si tratta di guardarsi un po' intorno, e, sulla base di ciò che ci si è lasciati alle spalle e delle conoscenze maturate con l'esperienza, bisogna scegliere un percorso nuovo per attraversare il nevaio e giungere dall'altra parte, dove il sentiero magari è di nuovo più o meno malamente segnalato.
Un passo dopo l'altro, si costruisce una nuova traccia, seguendo con decisione e sicurezza la direzione scelta.

I problemi nascono quando nel mezzo dell'attraversamento si viene presi da un improvviso senso di smarrimento, come se, senza preavviso, fosse calata una fitta nebbia che nasconde i punti di riferimento. Allora si comincia a vagare con sempre maggiore incertezza per il nevaio, incapaci di riconoscere il cammino più breve, e magari si comincia a salire e scendere pericolosamente con passi sempre più incerti sulla neve, perdendo tempo ed energie.

Ecco, quando questo comincia ad accadere troppo spesso, e apparentemente nessuno è capace con un semplice gesto di indicarti quale sia il percorso migliore, forse è il momento di capire che il cammino intrapreso è tecnicamente troppo difficile, o troppo lungo, o forse semplicemente non adatto alle tue caratteristiche, conoscenze e capacità, e si può anche pensare di tornare indietro e cercare un'altra via più sicura o un altro nevaio più corto e meno scosceso.

Come altre volte, ecco qua un premio per chi ha avuto la pazienza di leggere fino in fondo!

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