Da qualche tempo mi ripeto che devo progredire nel mio inserimento nel tessuto sociale e culturale della citta', e cosi', appena ho visto che il Teatre Lluire di Barcelona rappresentava una delle ultime opere di McDonagh, non me la sono fatta scappare.
Il titolo originale e' "The Pillowman", in italiano mi pare non sia ancora stato tradotto ma letteralmente sarebbe "L'uomo cuscino" ("coixins" in Catalano si legge piu' o meno "cuscins")
La sala del Teatre Lluire dove era rappresentato lo spettacolo e' piccola, intima, un centinaio di posti distribuiti su tre lati del piccolo palco in cinque file raccolte, la prima alla stessa altezza del palco, a mezzo metro dagli attori. Si entra da dietro il palco, lo si aggira e ci si accomoda. L'atmosfera e' quella che preferisco, perfetta per farti sentire parte della scena e non solo spettatore, una sensazione che solo il teatro messo in scena in un ambiente come questo credo possa dare.

Molte delle storie scritte da Katurian si intrecciano nel dramma e ne formano parte integrante, la tensione resta alta fino al termine, splendidamente spezzata da alcuni comici scambi di battute fra lo scrittore e il fratello o fra i due poliziotti che interrogano l'accusato (nella classica dinamica "poliziotto buono - poliziotto cattivo", anche se presto i ruoli smetteranno di essere cosi' chiari...).
Peccato che col Catalano ci prendo abbastanza ma non tanto da afferrare le battute di spirito e i giochi di parole... quindi, per me, l'effetto della sdrammatizzazione ironica e' stato alquanto ridotto!
The Pillowman e' intenso, crudele, cupo, drammatico, ricco, ironico, commovente.
Sono passati dieci anni, e Martin McDonagh e' ancora il mio autore preferito.
Prossima tappa, "In Bruges", il suo esordio alla regia in un lungometraggio, scelto per aprire il Sundance Festival dell'anno scorso.
E' gia pronto per la visione, se qualcuno si aggrega e' benvenuto!
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