venerdì 25 luglio 2008

Scendo per un po'

Sono passati quasi cinque mesi e non si puo' certo dire che mi sia annoiato.
La primavera e' stata un'esplosione, con l'estate il polverone si sta depositando e quello che rimane e' un buco, ma un buco da riempire.

In qualche modo ora comincio di nuovo a vederci e posso mettermi in cammino. In qualche modo, ho una strana voglia di farlo.

Prima pero', vado a prendermi un bel respiro.

Scendo dalla giostra per un po'.
Ciao.

Il lato oscuro della forza

Oggi la mia lettrice piu' assidua mi ha fatto notare che sono quasi due settimane che non scrivo niente...
"Che succede a Barcellona?" si domanda e mi domanda...

Rispondo: in verita', un sacco di cose, il solito tourbillon di persone piu' o meno sane di mente e relative avventure. Questa citta' e' proprio una centrifuga.

E cosi', alla fine della giornata, invece di riordinare i pensieri e trasformarli in frasi di senso compiuto, ultimamente preferisco staccare il cervello, accendere il computer e perdermi nei meandri della mia nuova serie TV preferita: Dexter.
Siccome che oggi sono davvero parecchio ma parecchio indaffarato, per il momento per sapere di cosa si tratta vi consiglio di dare una rapida occhiata a Wikipedia: in inglese (meglio) e in italiano.
Io lo trovo... catartico: in fondo, tutti abbiamo almeno un lato oscuro.

lunedì 14 luglio 2008

Un tranquillo weekend a Barcelona

E io che questo weekend volevo ritirarmi comodamente sui monti del Monregalese... mi sarei perso un classicissimo ed imperdibile finesettimana estivo a Barcelona!

Io non so se tutta le gente un po' fuori dalle righe se ne viene da 'ste parti o se e' l'ambiente locale che ti fa uscire dalle righe, probabilmente e' un circolo virtuoso che non si capisce come si sia instaurato, comunque quello che e' certo e' che gli incontri fuori dall'usuale in qualsiasi altro luogo qui sono all'ordine del giorno (c'e' un'altra possibilita': sono io che attraggo certi personaggi...)

Comunque, nell'ordine: venerdi' concerto al Parc de la Ciutadella, conoscenza con amici di amici, sempre persone interessanti e abbastanza inusuali, tralascio i dettagli perche' non e' il caso, appuntamento mancato con simpatico tedesco conosciuto quando cercavo casa che prima si fa vivo dopo mesi che non ci sentivamo, poi mi racconta del suo fantastico weekend di surf, concerti e sesso sfrenato nel Paese Basco (della serie, sono molto molto felice per te ma a me.... che c... me ne f...) poi mi da' un appuntamento a mezzanotte al tale bar e poi non si fa trovare al tale bar, non risponde al cellulare e sparisce. Mah!

Sabato, il botto. Entra in scena un personaggio che non dimentichero' mai, soprannominato appunto "Il Personaggio", o anche "l'ospite indesiderato Fi". Primo contatto alla stazione della Renfe di Catalunya, viaggio verso ottima spiaggetta della Caldeta e giornata ideale tra bagni, gran risate suscitate dal simpatico Personaggio e sessione finale di AcroYoga, yoga acrobatico con i mitici personaggi del racconto breve "Paura e delirio a Vallfogona": la dolce M., in veste di insegnante, la stronza F. di allieva prediletta, il simpatico (piu' o meno) B. (che sarei io) e il paziente D. come allievi di secondo piano (da notare l'indecifrabile codice cifrato usato per nascondere le vere identita' dei personaggi in gioco). Il temporale stile nubifragio che si abbatte in serata costringe quasi tutti a casa e da' un altro tocco tipicamente estivo a questo simpatico finesettimana.

Domenica, spiaggia senza Personaggio, non cosi' divertente quindi, ma finalmente lo reincontriamo a cena per un'ottima paella e li' da subito sfodera il meglio di se stesso. Fino all'inevitabile epilogo di questa mattina, che potete leggere qui.

In serata, tento anche di svolgere la mia buona azione quotidiana aiutando una povera signora calabrese che aveva perso il marito. Alla fine fallisco nella mia missione, ma era una missione impossibile: marito un po' stordito perso nella metro senza cellulare e senza sapere nome e indirizzo dell'albergo. Mi arrendo alla mia impotenza. Aspetto un po' con lei, poi interviene la figlia che decide di dirigersi comunque verso l'albergo. Mah...

In tutto questo ho trovato pure il tempo di allenarmi piu' di un'ora al giorno a fare traversi alla Fuixarda, sia sabato sia domenica... Ale' quando torni? qui sto per chiedere al "Barbone fighetto" di venire a farmi sicura! Mi consolo comprando varie guide, cartine, materiale (oggi mi sono comprato questo fantastico oggetto) e progettando escursioni...

Del "Barbone fighetto" vi parlo un'altra volta, quando avro' occasione di fare un'altra carrellata su alcuni personaggi tipici della dolce Barcelona.

venerdì 11 luglio 2008

Ecco

Sembra che quello che cercavo di dire ultimamente e in passato nei miei post sulla montagna, non sia una sensazione soltanto personale, ma condivisa al punto che qualcuno ne ha fatto uno studio scientifico!
Riporto solo una piccola frase, rimandandovi al link per leggere la (breve) storia per intero:

"Scalare aiuta a mettere a fuoco le proprie esperienze. Aiuta a dare a cose, fatti e persone il giusto valore. E permette di dare una prospettiva alla propria vita"

Apri gli occhi

Se si potesse, se esistesse il teletrasporto o fosse possibile viaggiare attraverso lo spazio e il tempo, stanotte vorrei chiudere gli occhi e domani riaprirli nel letto delle notti piu' fresche, piu' silenziose e sincere, delle mattine piu' cariche d'attesa, per il cielo azzurro o per i fiocchi bianchi, delle sere piu' calde di fronte al fuoco.

Vorrei alzarmi dal letto domani mattina, fare i pochi passi che mi separano dalla finestra, scostare la tenda e avere di fronte il paesaggio dei giorni piu' sereni, questo


PS Ho scoperto pochi giorni fa che il simpatico Igor Napoli, gia' divenuto mio mentore dopo l'uscita del suo libro "Voglia di ripido", ha finalmente pubblicato anche una guida di arrampicata nel Monregalese di cui mi aveva parlato qualche tempo fa, con 13 splendidi siti tutti a poche decine di minuti di macchina da Sangiacomo! Sarei estremamente grato al primo genovese che passa da queste parti e fa preventivamente un salto alla Feltrinelli, trasformandosi per me in un corriere di sogni!

martedì 8 luglio 2008

Salire e scendere

Nelle ultime tre settimane pare che le mie attivita' arrampicatorie abbiano subito un'avanzata abbastanza rapida. Ieri mi sono preso la briga di organizzare un'uscita sociale al Montserrat del personale italo-tedesco del "Font Florida Hostel", con la partecipazione di un ospite da Gracia. Obiettivo, la via "Facilonga" all'Espero' d'Olesa.
Due cordate, la prima formata dai simpatici coinquilini tedeschi Verena e Johannes e la seconda da me ed Alessio.
Il nome della via dice tutto: sono 7 tiri di cui un paio di II, 4 di III/III+ e uno di IV. In termini tecnici, una "ravanata". Via facile con un po' di ambiente per impratichirsi con protezioni lunghe, manovre di sosta, doppie e scaricare un po' di energie. Su questo tipo di terreno possiamo procedere in alternata con profitto e soddisfazione di tutti, dando ognuno il suo contributo, senza che nessuno si senta di peso o impaccio. Io lo trovo molto rilassante, in un certo senso.

Avvicinamento molto corto dal Monastero di Montserrat attraverso il Camino di Sant Miguel e un canalino di sfasciumi e terra abbastanza scomodo. La via l'abbiamo incontrata all'altezza della prima sosta, piu' in basso si perde nelle piante di rosmarino....
Il secondo tiro e' facilissimo, poco piu' di un sentiero ripido, ma sprotetto, il "capocordata" sale semplicemente assicurato alla sosta; l'abbiamo unito al terzo, giusto per dare un senso all'essersi legati, saranno 50-55 metri in tutto. Dal quarto tiro in su varie protezioni in loco, alcuni ottimi spit sui passaggi leggermente piu' delicati, altri un po' vecchiotti, ma apparentemente ben solidi. Ottime le soste. Peccato che all'altezza del penultimo tiro abbia cominciato a scappare qualche (grossa) goccia e a sentirsi qualche brontolio tra le nuvole che si addensavano. Il cielo s'e' fatto nero, la roccia rapidamente bagnata e il temporale sembrava imminente, cosi' abbiamo optato per una ritirata "rapida". Il virgolettato e' d'obbligo. Su una via appoggiata e disseminata di arbusti e alberelli (una ravanata, appunto) scendere puo' essere piu' lungo e complicato che salire: lanci le corde e si adagiano su un terrazzo, si incastrano tra i rami, cosi' ti tocca scendere un po', tirarle su, lanciarle un'altra volta, insomma, una noia (la soluzione e' scendere con la corda legata all'imbrago e srotolarla a mano a mano, tecnica ancora da affinare...). In piu' eravamo in quattro, il che' affolla un po' le soste e non aiuta molto la rapidita' delle varie manovre. Comunque alla fine ci siamo spicciati, il temporale ha abbaiato senza mordere e tutti a casa con soddisfazione, una sana stanchezza e un sacco di esperienza utile in piu'. E' chiaro che gli ultimi due tiri ci sono rimasti un po' in gola, e mi sa proprio che tocchera' tornarci, presto o tardi.

La curiosita' per l'ignoto, l'ambiente spesso magnifico, il piacere del gesto tecnico e atletico, a volte un pizzico di adrenalina certamente hanno spinto e credo spingano ancora l'uomo, il singolo, verso le montagne e le terre alte.
Ma io credo che l'andare per monti, in qualsivoglia forma, sia un'attivita' in qualche modo complessa, che richiede capacita' di analisi e di valutazione di se stessi, dell'ambiente e dei compagni; per apprenderle, niente si puo' sostituire all'esperienza diretta che si vive quando si procede tra compagni di livello e esperienza piu' o meno paragonabile. Assumendosi ciascuno un poco di responsabilita', vengono alla luce i propri limiti e le proprie paure, si sviluppano quelle capacita' indispensabili per sentirsi liberi e forti in mezzo alla natura, senza dimenticare il rispetto che le e' dovuto, si costruiscono e modificano rapporti saldi e meno saldi, si sperimenta una sincera solidarieta'.

Penso che sia anche da queste sensazioni che gli esseri umani traggono il piacere di andare per monti, e forse un pizzico di "eroismo" si misura anche col desiderio di sentirsi attori responsabili immersi nell'ambiente invece che semplici spettatori, per quanto interessati.

Comunque, come piace dire a taluni, queste sono tutte pippe, l'importante e' tenersi!

venerdì 4 luglio 2008

Chi protegge chi?

Quello che so sull'alpinismo e lo scialpinismo in parte l'ho imparato da solo, in parte me l'hanno insegnato le persone con cui sono andato in montagna, soprattutto i miei amici Alessio, Dario, Franco e Matteo (in rigoroso ordine alfabetico). Ieri sono andato a fare la mia prima via parzialmente attrezzata in montagna proprio con Franco, la traversata de I Bimbi al Procinto, sulle Apuane.
Franco per me e' un ottimo "compagno esperto" perche' sa essere tranquillo quando c'e' bisogno di tranquillita' e mi sa mettere la giusta birra quando c'e' da darsi una mossa.

La facile via che abbiamo fatto ha 5 tiri di scalata piu' uno di traversata, III+ i primi 4 tiri, V+ l'ultimo, se, come noi, si sceglie la "variante" completamente attrezzata con ottimi chiodi. L'avvicinamento e' di circa un'ora, c'e' da disarrampicare un pochino tra la facile traversata a piedi e gli ultimi due tiri e per andare a prendere la sosta per la prima calata in doppia. A me pare, dal basso della mia inesperienza, un'ottima via per cominciare ad assaporare un po' di arrampicata vera in montagna. A piccoli passi.

Anche se ho chiuso da primo un paio di tiri dati V- (ok, forse gradati un po' larghi...) in Foixarda, diciamo che il V+ ancora completamente non mi appartiene, infatti mi sono tecnicamente "acciaiato i bracci" sul primo degli unici due movimenti realmente di V+ dell'ultimo tiro e il buon Franco mi ha dato una grossa mano da sopra, altrimenti mi sa che stavo ancora la'...
Comunque, abbiamo proceduto in alternata e due tiri di III+ li ho aperti e mi ci sono divertito parecchio. E' una via ideale per imparare a mettere qualche protezione. Alla fine tutto si e' risolto in qualche dimostrazione pratica di posizionamento friends e nuts, sostituiti pero' durante la salita da ottimi cordini girati intorno alle numerose clessidre o spunzoni del calcare, anche perche' in realta' si trovano gia' diversi chiodi posizionati sulla via, oltre alle ottime soste.

La giornata si e' conclusa a sera alla palestra di EP con una splendida presentazione di Marcello Sanguineti sulle sue scalate nelle grandiose vie di fessura sulle Big Wall del West: Nevada, Utah, California. Voglia di partire...

Scalare provando a cercare la linea piu' "naturale" invece che seguire gli spit e' una bella sensazione di liberta'. Cosi' come si assapora un po' di liberta' potendo mettere le protezioni dove la testa te lo dice, decidendo tu cosa e' sicuro per te e cosa no, quando devi proteggerti dai pericoli, e quando sei abbastanza forte da dominarli e trasformarli in semplici asperita' del tuo cammino.
E' bello iniziare qualcosa di nuovo, c'e' un sacco da imparare e si cresce in fretta, soprattutto con i compagni giusti!

E ora... si torna a Montserrat!

mercoledì 2 luglio 2008

Hai mai visto l'Alhambra?



Giardini, fontane, stagni, palazzi, iscrizioni, intarsi, versetti...
Luoghi dove si respira l'eco della voluttuoista' dei cinque sensi: la vista delle decorazioni e del panorama su Granada, l'incessante suono dell'acqua che scorre, il gusto dei frutti, il profumo dei fiori e delle spezie, il contatto dei corpi sotto le vesti delle concubine.
L'Alhambra parla di amore, tradimento, potere, amicizia, prigionia, paura, difesa, sopruso, usurpazione, dolore, rispetto, clemenza, perdono, l'Alhambra parla di noi.

Entra all'Alhambra chiudendo gli occhi e riaprili se vuoi sentirti protagonista del viaggio.
Guardati intorno e respira, immagina i colori perduti, i fasti delle corti, il mescolarsi della gente comune, dei cortigiani e degli Emiri.
Forse anche a te, di fronte agli intarsi e alle decorazioni si spalancheranno gli occhi e lo spirito per la meraviglia; forse potrai trovarci un pezzo di te, precario e sfuggente come carta velina ma dolce come una caramella al miele e pistacchio, nascosto da qualche parte; forse leggerai la storia raccontata nei segni scolpiti dal tempo sulle mura antiche dell'Alhambra: raccontano un pezzo di storia il Patio della Acequia, il Jardin de la Sultana, l'Escalera del Agua, la Rauda, la Torre de la Vela, la Sala de Comares, los Baños de Comares, il Palacio de los Leones... respirano, parlano.


Se vai all'Alhambra e vorrai ascoltare la storia che ha da raccontare, parlera' anche di te e forse anche tu, appena fuori, avrai gia' voglia di tornarci.

Primera! Segunda! Tercera!



Gli Andalusi si' che sono Spagnoli, mica come i Catalani!

Quattro giorni tra Granada e Cadice sono abbastanza per... lasciarti un'incredibile voglia di tornarci!

Innanzitutto a Granada si mangiano davvero le tapas! Funziona cosi': ordini da bere una birra, un bicchiere di vino, basta persino una bottiglia di acqua, e automaticamente arriva una tapa! A mano a mano che continui a ordinare, arrivano sempre nuove tapas, sempre piu' ricche: primera, segunda, tercera e cosi' via... se fai l'errore di chiedere la carta, ti guardano un po' storto, quasi li stessi offendendo!

Domenica sera mi piazzo in un simpatico bar chiamato Minotauro proprio ai piedi dell'Alhambra per "tapeare" e guardare la finale dell'Europeo con un mio amico tedesco. Considerando che una caña (una birretta) costa un euro e mezzo, che, come detto, con ogni caña viene una tapa e che le tapas sono sempre meglio caña dopo caña, che questo mio amico tedesco e' un noto estimatore dei piaceri dell'alcol, che la Spagna ha vinto l'Europeo e subito dopo naturalmente e' scoppiato il delirio... vi lascio immaginare come puo' essere finita la serata e la ragione della mia piuttosto scarsa attivita' cerebrale nella sessione di lunedi' mattina della conferenza...

L'Andalusia e' stata prima Provincia Romana, poi parte del regno iberico dei Visigoti, poi per 700 anni un emirato arabo e infine riconquistata da Isabella e Ferdinando, los Reyes Catolicos, per i quali la conquista di Granada nel 1482 fu cosi' importante da disporre di essere sepolti qua. I segni del periodo arabo sono sparsi un po' dappertutto: a Granada l'Alhambra e' imperdibile. Arroccata su una collina che domina la citta', e' una cittadella con palazzi sontuosi, decine di fontane, piscine, giardini colorati e profumati. Tra le mille e una vicende che si consumarono tra queste mura, fu qui che Cristoforo Colombo ottenne proprio da Isabella e Ferdinando l'approvazione per il suo viaggio alla volta delle Indie navigando verso ovest. E' un posto davvero magico, di una magia inafferrabile fino al momento in cui ci entri e indimenticabile fin dal momento in cui ne esci.

A quanto pare, gli Emiri seppero dare a questa regione tolleranza e prosperita', al contrario dei Reyes Catolicos e dei loro successori che presto perseguitarono i musulmani fino a cacciarli dalla Spagna. Tuttavia, nessuno dei Re di Spagna oso' violare le meraviglie dell'Alhambra, ma anzi tutti ne fecero la propria dimora in citta', conservando le straordinarie opere degli artisti islamici, pur integraondole a volte con simboli Cristiani.

La lunga storia di mescolanza e di tolleranza che questa regione ha alle spalle la rende speciale anche oggi che si trova a dover assorbire due nuovi ben distinti flussi migratori: quello dei ricchi nordeuropei che cercano qua il caldo e la quiete di un Paradiso perduto e quello dei poveri in cerca del cibo e del lavoro che non possono trovare ai margini dell'impero. Sembra che l'integrazione stia funzionando meglio che altrove. Non lo si legge solo sui libri: lo si vede per strada, lo si sente parlando con la gente.
Proprio quei mori che furono cacciati con la forza da questa terra 600 anni fa, stanno tornando ora lentamente a vivere in quella che fu la loro terra per 700 anni... Alcune vie stanno tornando ad avere un aspetto genuinamente arabo. Molte volte mi sono trovato ad affrontare discorsi sull'identita' tra popolazione e territorio, a volte difendendola, a volte contestandola. In mezzo ai Catalani poi (ma anche ai Triestini!), e' un tema ricorrente. Quello che sta succedendo qua, osservato da una prospettiva storica, non fa che gettare nuova carne al fuoco, e farmi riconoscere nuovamente quanto complesso sia questo problema. Una complessita' che mi pare venga troppo spesso semplicemente ignorata perche', in fondo, e' piu' comodo.

Certo, come succede nel nostro Meridione, anche qui molti di questi mori finiscono col lavorare sfruttati nei campi... soprattutto negli sterminati uliveti! Io non ho mai visto cosi' tanti ulivi in vita mia, eppure ho vissuto 18 anni in Liguria e 5 in Toscana! Ulivi a perdita d'occhio, anche dall'aereo: ulivi, ulivi e ancora ulivi. Si capisce subito come fa l'Andalusia a produrre da sola il venti per cento di tutte le olive prodotte nel mondo!

Avvicinandosi a Granada, guardando verso sud, gli ulivi lasciano repentinamente il posto ai boschi e ai prati delle pendici della Sierra Nevada. La Veleta e' quasi a picco sulla citta' e copre parzialmente l'Alcazaba; entrambe le vette superano i 3300 metri! ma il re della Sierra e' il Mulhacen che con i suoi 3479 metri e' la cima piu' alta della Spagna continentale (il Pico del Teide a Tenerife arriva oltre 3700 metri). La neve d'inverno pare sia abbondante, di solito fa molto freddo, e ancora adesso, nonostante il caldo torrido che si vive in citta', i canali piu' fondi e le cime piu' alte sono ricoperte di neve. Tre anni fa sono salito sul Teide, questa primavera sull'Aneto, la cima piu' alta dei Pirenei, il prossimo inverno di sicuro non posso mancare il Mulhacen con gli sci!

Una volta in citta' e' impossibile non riconoscere, proprio di fronte all'Alhambra, il quartiere Albayzin, fatto di strette stradine e case dipinte di bianco. Ieri notte una passeggiata nei vicoli silenziosi e' stato il miglior digestivo dopo la pantagruelica e squisita cena consumata in una bellissima caratteristica carmen (una casa con grande giardino) con vista sull'Alhambra. L'Albayzin si inerpica fin sul Sacromonte dove i gitani, i maestri del flamenco, vivono nelle fresche grotte. Purtroppo il tempo per una passeggiata fino lassu' mi e' mancato, sara' per la prossima volta... e ho l'impressione che non passera' molto tempo!


Una cosa che invece manca in Andalusia sono le "S". Si', proprio le lettere S nelle parole. Si sa che in Sudamerica (ma anche alle Canarie) tendono a non pronuciare la S finale, cosi' "gracias" diventa qualcosa tipo "graciah", "dos" diventa "doh" e cosi' via. Qui invece, si dimenticano pure le S in mezzo alle parole! Ad esempio "España" diventa "Ehpaña", "esqui" diventa "ehqui" e cosi' via... per di piu' spesso risparmiano pure sulle D, ad esempio "partido" diventa direttamente "partio", e in generale la pronucia e il tono sono molto diversi dal Castigliano che si parla in Catalunya.
Comunque, con un paio di giorni di abitudine, non c'e' problema, per lo piu' che con il mio inconfondibile accento capiscono subito che sono italiano e mi fanno tutti la gentile cortesia di parlare lentamente!

Ho deciso all'ultimo secondo di venire a questa conferenza di due giorni a Granada. L'Andalusia e' stata una scoperta stupenda. Sono all'aereporto di Granada in partenza per Milano via Madrid e poi a Genova, a respirare un po'; come spesso mi accade, non resisto alla tentazione di immaginare il prossimo viaggio alla scoperta di tutto quello che questi giorni non mi hanno potuto concedere...

'hta pronto Andalucia!