Forse andavo ancora al Liceo, quando ho visto "La bella regina di Leenane" e "Lo storpio di Inishmore", due delle prime opere di Martin McDonagh (qui la piu' ampia pagina sulla versione inglese di Wikipedia), un giovane drammaturgo irlandese (e' del '70) di grande successo. Da allora e' rimasto il mio autore teatrale contemporaneo preferito.
Da qualche tempo mi ripeto che devo progredire nel mio inserimento nel tessuto sociale e culturale della citta', e cosi', appena ho visto che il Teatre Lluire di Barcelona rappresentava una delle ultime opere di McDonagh, non me la sono fatta scappare.
Il titolo originale e' "The Pillowman", in italiano mi pare non sia ancora stato tradotto ma letteralmente sarebbe "L'uomo cuscino" ("coixins" in Catalano si legge piu' o meno "cuscins")
La sala del Teatre Lluire dove era rappresentato lo spettacolo e' piccola, intima, un centinaio di posti distribuiti su tre lati del piccolo palco in cinque file raccolte, la prima alla stessa altezza del palco, a mezzo metro dagli attori. Si entra da dietro il palco, lo si aggira e ci si accomoda. L'atmosfera e' quella che preferisco, perfetta per farti sentire parte della scena e non solo spettatore, una sensazione che solo il teatro messo in scena in un ambiente come questo credo possa dare.
"The Pillowman" e' la storia di un giovane scrittore, Katurian, che in uno Stato di Polizia si vede accusato di essere coinvolto negli omicidi di tre bambini in quanto sono avvenuti con modalita' quasi identiche a quelle descritte nei suoi macabri racconti ancora inediti. The Pillowman e' uno dei suoi personaggi, forse quello che racchiude metaforicamente tutta la complessa e drammatica storia dello scrittore e di suo fratello, Michail, ridotto all'insanita' mentale da 7 anni di torture perpretate dai genitori all'insaputa di Katurian. L'uomo cuscino puo' viaggiare nel tempo per visitare i bambini che avranno una vita dolorosa, raccontandola loro e chiedendogli se preferiscono vivere quella vita o morire ancora bambini. E' cosi' che molti di loro vanno incontro a morti apparentemente accidentali e inspiegabili.
Molte delle storie scritte da Katurian si intrecciano nel dramma e ne formano parte integrante, la tensione resta alta fino al termine, splendidamente spezzata da alcuni comici scambi di battute fra lo scrittore e il fratello o fra i due poliziotti che interrogano l'accusato (nella classica dinamica "poliziotto buono - poliziotto cattivo", anche se presto i ruoli smetteranno di essere cosi' chiari...).
Peccato che col Catalano ci prendo abbastanza ma non tanto da afferrare le battute di spirito e i giochi di parole... quindi, per me, l'effetto della sdrammatizzazione ironica e' stato alquanto ridotto!
The Pillowman e' intenso, crudele, cupo, drammatico, ricco, ironico, commovente.
Sono passati dieci anni, e Martin McDonagh e' ancora il mio autore preferito.
Prossima tappa, "In Bruges", il suo esordio alla regia in un lungometraggio, scelto per aprire il Sundance Festival dell'anno scorso.
E' gia pronto per la visione, se qualcuno si aggrega e' benvenuto!
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